lunedì 5 dicembre 2016

World music: Rokia Traorè, una luminosa spada di speranza.


La cantante del Mali è artista di alto livello, che affronta temi sociali, come la libertà, la discriminazione, e anche il sentimento, con canzoni raffinatissime fra tradizione e nuove sonorità.




"Dobbiamo chiedere e offrire il perdono, tutti contate su di me, fatemi dimenticare che sbagliare è umano, così dice "Yaafa N'Ma", una bellissima canzone di Rokia Traorè, la cantante e compositrice maliana.
Nella sua musica c'è un senso di delicatezza generale che rende ancora più potente l'affermazione che la dignità umana deve essere un'esperienza condivisa oppure non sarà durevole.
"Forse lo penso perché sono alta solo un metro e sessanta e peso 48 chili", sorride incantevole, "ma devo credere in questo concetto altrimenti sento che perderei il mio tempo".
Ne sviluppa una visione musicale che si estrinseca anche in testi molto forti, collegati alla realtà sociale africana, spesso costretta a coniugare l'eredità tribale con le spinte "modernistiche" e le distorsioni di entrambe.
"Io sono molto critica nei confronti della tradizione quando è interpretata in maniera utilitaristica per conservare privilegi, ad esempio quelli degli uomini sulle donne.
La tradizione deve essere una sorte di custodia dei valori fondamentali su cui si basa la società, poi questa si evolve, cambiano le abitudini e le esigenze e bisogna reinventarsi un atteggiamento corretto verso queste mutazioni. E' un fatto culturale".




Nata il 26 gennaio 1974, dal diplomatico Mamadou Dianguina Traorè e da Oumou Traorè, moglie appartenente allo stesso clan, Rokia è la figlia di mezzo di sette fratelli.
Cresciuta sulle rive del fiume Niger, ha trascorso l'infanzia e l'adolescenza traslocando tra l'Algeria, Arabia Saudita, Francia e Belgio, dove ottenne i suoi incarichi il padre.
Il suo principale sostenitore artistico è stato Ali Farka Tourè, il chitarrista e cantante del nord del Mali, che la premiò come African Discovery del 1997 a Radio France International.
Ha inciso tre album, tutti molto apprezzati dalla critica, l'ultimo dei quali Bowmboi ha ottenuto anche un buon successo in patria, anche se la cantante si spinge ai confini "del lecito" nella fusione di generi (la presenza del Kronos Quartet la dice lunga), pur sempre conservando un forte legame con la tradizione.




In particolare quella dei Griot (gli aedi dell'Africa occidentale):
"I Griot rappresentano la nostra memoria storica e nutro un profondo rispetto nei loro confronti, anche se sono convinta che la tradizione vada arricchita con nuovi elementi".
La sua musica è, come scrisse "Bilboard" a proposito del secondo Cd Wanita, "una luminosa spada di speranza, soffice come una piuma ma reale come l'acciaio".
"Ho dei messaggi da trasmettere con la mia musica, ma spetta a chi gli ascolta trattenerli.
La mia idea-guida è che l'essenza della vita che tutti cerchiamo diventi realtà solo attraverso il rapporto con gli altri".