domenica 3 dicembre 2017

Natura: Il volo superfluido degli storni


In uno stormo di uccelli in volo, la decisione di cambiare direzione viene presa da un piccolo gruppo di uccelli, e nel giro di mezzo secondo l'informazione si propaga a tutti gli altri secondo leggi matematiche che descrivono fenomeni della materia condensata, come le transizioni di fase che portano alla superfluidità. Lo ha scoperto uno studio di ricercatori italiani analizzando le riprese video in tre dimensioni di circa 400 storni.




Il volo di uno stormo di storni, e in particolare la trasmissione delle informazioni tra i membro del gruppo che ne consentono i cambiamenti di direzione, ha molte somiglianze con il comportamento quantistico degli atomi che si osserva nella materia condensata in fenomeni critici, come per esempio il cambiamento di stato che permette la transizione dell'elio liquido allo stato di superfluido, in cui l'elio scorre praticamente senza attrito. È il risultato di uno studio pubblicato su “Nature Physics” a firma di Alessandro Attanasi e colleghi della Sapienza Università di Roma e dell'Istituto dei sistemi complessi del CNR di Roma.

In natura, molti animali vivono in socirtà o in gruppi, e le decisioni su quali comportamenti collettivi debbano essere seguiti nelle varie situazioni è estremamente rilevante. Per esempio, nel caso in cui un gruppo sia minacciato da un predatore, è importante che durante la fuga venga mantenuta la coesione del gruppo. Questo significa che deve esserci un meccanismo efficace e affidabile non solo per decidere in che direzione fuggire, ma anche per fare in modo che l'informazione sui cambiamenti di direzione si propaghi molto rapidamente a tutti i membri del gruppo.




Finora le ricerche non hanno chiarito in che modo gruppi di animali possano raggiungere un alto grado di affidabilità. Uno dei modelli studiati per chiarire questo aspetto è lo stormo di uccelli, in particolare di storni (Sturnus vulgaris). 

In quest'ultimo studio, Attanasi e colleghi hanno filmato, usando tre diverse videocamere, il volo di uno stormo composto da circa 400 storni. Dall'analisi delle riprese, i ricercatori hanno poi ricavato le traiettorie in tre dimensioni dei singoli uccelli in funzione del tempo.

Innanzitutto, Attanasi e colleghi hanno scoperto che un ristretto numero di uccelli, tra loro vicini durante il volo in formazione, cambiano direzione per primi. L'informazione sulla direzione successivamente raggiunge tutti gli altri membri nell'arco di circa mezzo secondo. La distanza percorsa dall'informazione aumenta linearmente nel tempo: questo significa che la velocità dell'informazione attraverso lo stormo è pressoché costante e raggiunge il valore di 20-40 metri al secondo. Inoltre, la velocità di propagazione può variare in misura significativa tra uno stormo e un altro.

Da un punto di vista teorico, lo stormo ha di solito dimensioni rilevanti e l'informazione deve attraversare un certo numero di passaggi intermedi. In queste condizioni, ci si aspetterebbe un certo grado di attenuazione, con una conseguente dispersione degli uccelli in posizione più periferica e una perdita di coesione dello stormo. Tutto questo però non si verifica: l'analisi delle riprese video ha mostrato che la propagazione dell'informazione avviene con una dissipazione trascurabile.




La mancanza di dissipazione è la chiave per arrivare a una formalizzazione matematica del modo in cui avviene il trasporto dell'informazione nello stormo. In primo luogo, questa mancanza di dispersione consente di escludere che si tratti di un un trasporto di tipo diffusivo, paragonabile cioè alla dispersione di una goccia d'inchiostro un bicchiere d'acqua. Inoltre, permette anche di escludere che l'informazione si propaghi come un suono, per effetto di fluttuazioni della densità dello stormo che, come si è verificato, non hanno influenza sulla propagazione.

Piuttosto, le fluttuazioni che si propagano durante un cambiamento di direzione riguardano l'orientamento nello spazio che ciascun membro del gruppo deve mantenere durante il volo, regolandosi rispetto agli uccelli vicini. Sviluppando questi dati con l'aiuto di considerazioni fisico-matematiche generali, Attanasi e colleghi hanno definito una serie di equazioni che descrivono egregiamente il comportamento degli storni. 

Si tratta di equazioni matematiche simili a quelle usate per descrivere le transizioni di fase, per esempio il passaggio dell'acqua liquida allo stato solido, o altri fenomeni critici squisitamente di natura quantistica, come quelli che interessano l'elio superfluido, che dipendono dalle interazioni tra l'orientazione degli spin degli atomi che costituiscono il materiale e che permettono all'elio in questo stato di avere di fatto viscosità nulla e quindi scorrere senza attrito.

Al di là dei tecnicismi matematici, i risultati gettano una luce sull'evoluzione di un comportamento collettivo adattativo di estrema importanza per la sopravvivenza di degli uccelli.


2 Ruote: Noleggiare una moto in Marocco


In Marocco è possibile affittare una moto per il vostro tour itinerante.
Ecco le proposte ed i prezzi





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Sempre in Marocco è possibile noleggiare casco (10 euro al giorno), navigatore (15 euro al giorno), giacche e pantaloni (5 euro al giorno).
Buon viaggio nel Paese dell'Atlante.



giovedì 23 novembre 2017

Sahara: Marocco, Marrakech.





Suggestivo, incantato, ricco di testimonianze di splendori passati, avvolto in ritmi di vita antichi, il Marocco offre al moderno viaggiatore una possibilità ormai difficile da trovare altrove: quella di sognare.
Eterna come le nevi delle cime più alte, imponente come le montagne dell'Atlante, radicata nella storia come le palme della sua terra, Marrakech è il tocco finale ad un quadro di bellezza immutabile.
I più grandi Re se la sono contesa, nobili dinastie vi si sono avvicendate, saggi, artigiani, architetti, pittori, scultori di ogni epoca vi hanno costruito palazzi principeschi, moschee, giardini.
Berberi e Arabi vi si riuniscono, nomadi e popolazioni montane vi convergono, l'artigianato fiorisce, è il paradiso dei mercanti.
E poi palazzi, alberghi, ristoranti e souk.





Marrakech si sveglia, come tutte le mattine da 800 anni, con le stesse inflessioni cantilenanti, il richiamo del muezzin echeggia dall'alto di 70 metri della Koutoubia, il faro spirituale di Marrakech.
La folla si accalca verso la moschea Ben Youssef, addossata alla mèdersa, uno dei più straordinari monumenti di Marrakech, gigantesca e superba scuola coranica fondata dal sultano amerindie Abou el-Hassan nel 1331.
Il sole illumina Marrakech.
I suoi raggi rischiarono il marmo rosa delle fontane, invadono le corti acciottolate, fanno scintillare le magnifiche decorazioni, riscaldano i turchesi, i verdi, i bianchi dei mosaici, si perdono negli stucchi del Palazzo della Bahia e di Dar Si Said, oggi museo che racchiude la quintessenza delle arti del Marocco.





Il sole tramonta su Marrakech.
In un cielo fiammeggiante contro il quale si stagliano le nevi eterne dell'Atlante, il padiglione della Menara rispecchia le sue proporzioni perfette nelle acque immobili del lago.
Fuori dal tempo.
Al Souk del rame dove con un'espressione grave e concentrata ed un'abilità atavica, gli orafi martellano il metallo.
O forse al Souk Laghzal riservato alla lana.
A el Btana, quelli delle pelli di montone. Oppure al Souk Zarbia, all'asta dei tappeti e dei caftani.
Decisamente un'altra dimensione. Dove il profumo di zafferano, cumino, pepe nero, zenzero, verbena, chiodi di garofano, fiori d'arancio incantano le narici.





Dove si ammucchiano sacchi di mandorle, noccioline, fave, cesti di datteri, tonnellate di olive mentre sui banchi degli speziali stanno allineati vasi di henné, ghassoul, fiale di estratto di rose, glossino, menta, khol, pezzi d'ambra, muschio...E' il souk di Marrakech.
Oltre i bastioni ocra, il ritmo cambia come cambiano i colori.
Brusio di vento le foglie, cinguettio di uccelli, profumo inebriante di gelsomino e caprifoglio, fragranza intensa dei celebri rosai di Marrakech dove la natura è un rifugio di pace, bellezza e raccoglimento, grata all'uomo che la disseta dal 1106 grazie ad un sistema ingegnoso di canalizzazioni, pozzi e sfruttamento delle sorgenti: 1300 ettari di verde, 180.000 palme, questa è la celebre "Palmerie de Marrakech".
Più in là, dietro il Palazzo Reale, si stendono frutteti dell'Adgal dove si tengono feste sontuose.
Con l'avvicendarsi delle stagioni, gli alberi si coprono di frutti, belli e squisiti, aranci, fichi, melograni e olive.
Poi mi dirigo in Piazza Djemaa el Fna, il cuore della "Città Rossa"... e lì, è tutta un'altra storia...




mercoledì 22 novembre 2017

Sahara: Tunisia. Lo Jedi è stato qui.


Tunisia: Alla scoperta delle location scelte da George Lucas per Guerre Stellari.




Pochi film hanno un pubblico tanto fedele quanto quello di Guerre Stellari, e la Tunisia ha fornito gli esterni per il film originale del 1977, e per il primo e secondo episodio che costituiscono l'antefatto ( anche se sono stati girati successivamente): La minaccia fantasma (1998) e l'Episodio due.
In ognuno dei film la Tunisia svolge il ruolo del pianeta deserto Tatooine, che prende il nome della città di Tataouine, patria di Luke Skywalker.
Di conseguenza, il paese ha iniziato ad attirare un numero piuttosto considerevole di fan di Guerre Stellari desiderosi di ritrovarsi essi stessi "...molto tempo fa, in una galassia lontana lontana".
Alcune locations possono essere visitate tramite un tour organizzato, ma se avete un vostro mezzo di trasporto, il mio consiglio è di visitarle per i fatti vostri.





Onk Jemal, 30 km a nord di Tozeur (non ci sono mezzi pubblici).
E' il luogo in cui Qui Gon Jinn e Darth Maul si battono in duello in La minaccia fantasma, ed è l'ambientazione per la corsa dei sgusci nello stesso film.
E' una sosta in voga tra le comitive di viaggio che arrivano in jeep.




Il set è ancora lì, ufficialmente off limits, ma è stato costretto ad aprire e a concedere libero accesso per l'ultimazione delle riprese dell'Episodio due.
Lo stesso luogo è stato usato per Il paziente Inglese: la pista per raggiungere il set fu addirittura costruita appositamente per la troupe del film.
Il nome Onk Jemal significa "testa di dromedario" e si deve a una formazione rocciosa che ricorda la testa e la gobba di un dromedario.




Gola di Shubiel, presso il marabut di Sibi Bou Helal, vicino a Kriz (non ci sono mezzi pubblici).
E' stata la scena di due Guerre Stellari in cui avviene un imboscata. quella a C1-P8 da parte dei Javas che lo rapiscono, e quella a Luke Skywalker e ai suoi amici robot da parte dei Sabbipodi.
La troupe l'ha battezzata "Star Wars Canyon", ed è stata anche usata come location in altri tre film: I predatori dell'arca perduta, il Paziente inglese e La minaccia fantasma.






Chott e dune a ovest di Nefta, circa 10 chilometri a ovest di Nefta ( non ci sono mezzi pubblici).
Una pista che attraversa la strada principale conduce a sud dello Chott, fino a un sito usato per gli esterni della casa di Luke Skywalker, anche se adesso resta ben poco del set.
Verso nord la stessa strada porta alle dune dove C1-P8 e D3-B0 atterrano in un guscio di salvataggio all'inizio di Guerre Stellari.
Nessuno dei posti è facile da trovare ma noi non abbiamo nessun dubbio sulle capacità dei nostri lettori.




Ajim, Jerba.
E' facilmente accessibile con i mezzi pubblici anche se alcuni posti particolari devono essere scovati.
In città su Avenue Abou el kacem Chabbi, anche se a malapena riconoscibile, c'è l'entrata al bar del Porto Spaziale di Mos Eisley dove Luke e Obiwan incontrano Han Solo nel film originale Guerre Stellari.
La casa di Obiwan nel film è una vecchia moschea che si trova a 3 chilometri lungo la strada della costa occidentale verso Borj Jillij, sul lato del mare; l'entrata a Mos Eisley è costituita da un'altra vecchia moschea e marabut sormontato da una cupola, 11 km più a nord, sempre sul lato della strada verso il mare.






Matmata, facilmente accessibile con i mezzi pubblici.
L'Hotel Sidi Driss è stato il set per gli interni della casa di Luke Skywalker all'inizio di guerre Stellari.
Potete sedervi e mangiare nel punto esatto in cui Luke cena con sua zia e suo zio.
La corte principale è stata usata anche nel secondo antefatto, e la maggior parte del set si trova ancora lì.
Ksar Haddada, vicino a Ghoumrassen è stato usato per le riprese dei quartieri di schiavi di Mos Espa in La minaccia fantasma.
Ksar Ouled Soltane, 30 km a sud di Tataouine è stato usato per le ripetizioni di una sola parte dell'inquadratura dei quartieri di schiavi di Mos Espa.
Lo jedi è stato qui.
E "qui", è la Tunisia.





martedì 26 settembre 2017

Cuba: Hemingwayana.



Nel centro de la Habana Vieja ci sono tre punti caratteristici del mito hemingwayano.




La Habana Vieja con i suoi 5 km quadrati di compatto e omogeneo tessuto urbano risalente ai secoli XVII e XVIII, esteso tra le acque della baia, la stazione ferroviaria, la Calle Egidio e l'Avveniva Belgica, il centro storico della capitale è il più vasto nucleo coloniale dell'America Latina conservatosi fino ai giorni nostri.
Degradatosi progressivamente dopo l'indipendenza, tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo subisce il destino dei centri storici delle città europee: viene abbandonato dalle classi più abbienti, che si spostano in quartieri moderni in fasce più esterne e viene abitato dalle classi più povere.
Negli anni cinquanta è ricettacolo di prostituzione e malavita.
Fulgencio Batista si era riproposto di rifarne il volto radendo al suolo il patrimonio storico ambientale per sostituirlo con un tessuto contemporaneo a sfondo commerciale.
La rivoluzione glielo ha impedito e già negli anni settanta aveva incominciato a mettere mano ai restauri degli edifici più importanti, quando nel 1982 la dichiarazione di tutto il quartiere nel suo complesso a patrimonio culturale dell'umanità e l'ingente iniezione di capitali da parte dell'Unesco hanno accelerato ed esteso i lavori di restauro.
Molto resta ancora da fare, ma la strada è imboccata, anche nella prospettiva di conservare il più possibile attività artigianali e negozi che ne mantengano l'atmosfera e lo spirito.
La stessa atmosfera e lo stesso spirito di quando uno scrittore bazzicava da questi parti: Ernest Hemingway.




Nel centro de la Habana Vieja ci sono tre punti caratteristici del mito hemingwayano.
L'Hotel Ambos Mundos, in Calle Obispo angolo Calle San Ignacio, ospitò il premio Nobel americano, come ricorda la facciata, durante tutti i primi anni dei suoi soggiorni a l'Avana, dal 1932, prima che comprasse la sua residenza Finca Vigia a san francisco de Paula all'est della città. 
Tutto è rimasto come ai tempi dello scrittore. 
Notevole la vista all'ultimo piano sulla città vecchia.







La Bodeguita del Medio in Calle Empedrado 207, di fianco alla cattedrale, è il bar ristorante dove andava a sorseggiare il mojito, il cocktail a base di rum, zucchero, succo di limone, acqua minerale e yerbabuena, la mentuccia che scivola dolcemente in gola ravvivando lo spirito.
Le pareti sono tappezzate di firme, di foto, di ricordi delle centinaia di personaggi, artisti, scrittori, attori, politici, che sono transitati attraverso i suoi stretti locali sempre ridondanti di son, di gente, di fumo, di profumi di rum e di menta.
Locale sapido, è riuscito a conservare un'atmosfera al di sopra della travolgente ondata di turisti.
La cucina criolla è all'altezza della sua fama.






El Floridita, angolo fra Calle Obispo e Avenida Belgica ( Monserrate ), è la culla e cattedrale del Daiquiri.
Si chiamava Pina de Plata, ananas d'argento, quando fu rilevato da Constante Ribalaigua Vert, che mise a punto la ricetta del Daiquiri, consacrato dai consumi straordinari di "Papà Hemingway".
Il restauro del 1991 ne ha conservato lo sgabello, in fondo al bancone del bar della prima sala, per consegnarne alla storia il mito.
La cucina è una combinazione indovinata di sapori criollo internazionali.





Darfur: Una polveriera pronta a riesplodere.


Un genocidio dimenticato.
"Nessuno ne parla ma l'emergenza umanitaria non è mai finita".




Gli accordi di pace di Doha avevano acceso la speranza per milioni di profughi in Darfur (Sudan).
In molti si sono illusi che il cessate il fuoco avrebbe attenuato le sofferenze degli oltre 1,8 milioni di profughi: a meno di un anno da quegli accordi, le violenze sono riprese.
Nella sola settimana tra il 4 e il 10 novembre 13 persone sono state massacrate nel villaggio di Fasher; 107 sono state infettate da un'epidemia di febbre gialla dovuta allo stop imposto dalle autorità nigeriane alla fornitura dei vaccini; un convoglio Onu è stato attaccato e due diplomatici sono stati uccisi vicino a Nyala, capitale della regione.







A lanciare l'allarme, l'Italians for Darfur Onlus, una delle poche organizzazioni umanitarie in Sudan, dopo l'espulsione di 13 Ong accusate di Khartum di "aver inventato le notizie fornite alla corte penale internazionale de l'Aja" che aveva spiccato un mandato di arresto nei confronti dell'attuale presidente Bashir per crimini contro l'umanità.
Oggi, se le autorità di Khartum e Onu non riusciranno a trovare un accordo, e a riprendere la distribuzione di viveri e generi di prima necessità agli sfollati, la situazione non potrà che tornare a esplodere.